STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Da “La Voce del Popolo” di Fiume
Cinque sodalizi
uniscono le forze per salvare gli idiomi istrioti dall’oblio
ROVIGNO - Lunedì mattina nella Comunità
degli italiani “Pino Budicin” di Rovigno è iniziato il primo workshop del
progetto “Documentazione e rivitalizzazione dei sei idiomi istrioti”, che si
svolgerà fino al 20 luglio prossimo. Al laboratorio partecipano gli esponenti
di cinque Comunità degli Italiani in cui si parla l’istrioto ed è diretto dai
linguisti della New York University, Zvjezdana Vrzić e John Victor Singler. Il
progetto, che è finanziato dalla Regione Istriana e vede come partner
l’Associazione “Tragovi”(Tracce) e la Città di Rovigno, è stato presentato dal
presidente della CI, Gianclaudio Pellizzer, ed è coordinato da Cinzia Ivančić,
presidente del Comitato esecutivo del sodalizio. L’obiettivo di questo progetto
è la documentazione scientifica e la rivitalizzazione dei sei dialetti
autoctoni istroromanzi che si parlano a Rovigno, Valle, Gallesano, Sissano e
Dignano, ma che è presente pure a Fasana, dove purtroppo non si è riusciti a
trovare alcun parlante attivo disposto a partecipare al progetto.
Gli idiomi istrioti una ricchezza
La vicepresidente della Regione Istriana,
Viviana Benussi, ha voluto ricordare come sia nata la sua collaborazione con i
docenti Zvjezdana Vrzić e John Victor Singler: una delle prime questioni che ha
dovuto affrontare nel suo primo mandato fu la chiusura di una scuola a Cepich,
in Valdarsa, dove si studiava il vallaco, un idioma istrorumeno. Per evitare la
chiusura della scuola da parte del ministero dell’Istruzione, la presidente si
era avvalsa della collaborazione della professoressa Vrzić, che da diversi anni
si occupa di un progetto di tutela dei due idiomi istrorumeni, ossia il vallaco
e il seiano.
Dopo questa collaborazione si è deciso di
applicare questo tipo di approccio scientifico alla ricerca, alla
documentazione e alla tutela degli altri idiomi presenti in Istria, partendo
dall’istrioto, e se i risultati saranno soddisfacenti si continuerà con uno
studio delle parlate ciacave dell’Istria. Si è iniziato dall’istrorumeno e
dall’istrioto anche perché sono delle lingue ormai in via di estinzione e in
quanto tali inserite nell’Atlante delle lingue redatto dall’UNESCO, nella
categoria “seriamente in pericolo”, che indica quegli idiomi usati dagli
anziani e che i genitori capiscono ma non usano nella comunicazione quotidiana
con i propri figli.
“I nostri idiomi rappresentano uno dei più
grandi patrimoni di questa regione ed è fondamentale fare tutto il possibile
per evitare l’estinguersi di questa grande ricchezza”, ha dichiarato la
vicepresidente della Regione.
Una banca dati per ogni dialetto
Zvjezdana Vrzić ha spiegato che ciascuno
dei sei dialetti verrà analizzato, creando una banca dati con le registrazioni
del maggior numero possibile di parlanti. L’archivio servirà come base per dare
vita al corpus linguistico e alla grammatica dei vari idiomi. Verranno anche
raccolti i dati interessanti dal punto di vista storico ed etnografico, per
creare un archivio digitale e pubblicare un sito web multimediale con i dati
dei vari idiomi.
Nella seconda parte del progetto, i
parlanti saranno informati sull’importanza di continuare a parlare e
trasmettere la propria cultura alle nuove generazioni, per dare vita al
processo di rivitalizzazione. Verranno poi istituiti anche dei corsi per adulti
e bambini, per insegnare la lingua autoctona del proprio territorio. I
partecipanti a questo primo workshop verranno istruiti su come documentare un
idioma e sulle particolarità sociali, culturali e politiche in cui una
determinata lingua è nata, che sono fondamentali per conoscere la storia di una
parlata. Nella seconda settimana del laboratorio i partecipanti inizieranno a
documentare i propri idiomi di riferimento registrando i parlanti attivi.
Teorie universali rispetto alle realtà
locali
John Victor Singler ha aggiunto che sono
circa 7mila gli idiomi che sono ancora parlati attivamente nel mondo e in base
alle più rosee aspettative nei prossimi cent’anni ne rimarranno all’incirca la
metà. Per questo motivo progetti di questo tipo sono assolutamente fondamentali
anche dal punto di vista scientifico, per capire il funzionamento del processo
di apprendimento di una lingua. “Come sociolinguista, analizzare un territorio
come quello istriano, dove ci sono contatti tra numerosi idiomi, è molto
affascinante, perché mi dà la possibilità di applicare le teorie universali
rispetto alle realtà locali”, ha rilevato l’eminente ricercatore americano.
A rappresentare le cinque comunità
italiane dove si parla ancora l’istrioto sono Isabella Matticchio e Matija
Drandić di Gallesano, Alberto Giudici e Barbara Markulinčić di Sissano, Fabiana
Lajić, Cristina Demarin e Sandro Manzin di Dignano, Kristina Vellico e
Raffaella Zahtila Jergović di Valle, nonchè Elia Benussi, Romina Curto, David
Modrušan e Cristina Golojka di Rovigno. Al workshop partecipa inoltre Adrijana
Gabriš di Castua, che fa parte della comunità rumena che parla il seianese.(
Sandro Petruz-La Voce del Popolo on line, 9 luglio /Inform)
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