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martedì 2 luglio 2013

Felice d’Adamo: “Europa, tra sogni, piccoli calcoli e sovranità condivisa”

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Da “Italia Italy” – www.italiaitaly.eu

Felice d’Adamo: “Europa, tra sogni, piccoli calcoli e sovranità condivisa”

Tutti, o quasi, sognatori d’Europa fino a qualche anno fa. Tutti, o quasi, severi critici d’Europa oggi. L’onda del conformismo, guidata dai media che si ricopiano e rilanciano, ora volge al peggio, alimentata anche dalla crisi. C’è chi chiede, tout-court, di uscire dall’euro e tornare alla liretta, chi di abbandonare l’Unione Europea o di frantumare la stessa Italia; chi propone il braccio di ferro con la Germania e gioca al bersaglio con la cancelliera Angela Merkel, chi vuole sconfiggere il predominio dei Paesi nordici per far prevalere le ragioni dei Paesi mediterranei. Le severe critiche si fondano su interessati calcoli di piccoli "statisti"...

lontani dai sogni dei padri fondatori dell’Unione Europea. Voci di chi in fondo non ama l’Europa e se ne ricorda solo per rivendicazioni interessate o in occasione di scadenze elettorali. Voci lanciate attraverso talk-show, in cui si rivedono le stesse facce, si ripetono le stesse recriminazioni. Sull’onda di una crescente sfiducia nell’Europa, si chiede di fare la voce grossa, di non cedere ulteriormente sovranità all’Unione.

In realtà, la crescita dell’Europa unita è avvenuta non per cessione ma per condivisione di sovranità. Chi crede nell’Europa non pensa di dover cedere la sovranità a un altro ente, ma di gestire insieme una sovranità più ampia, che offre prospettive migliori in un modo sempre più globalizzato e che ci ha già regalato un lunghissimo periodo di pace, come mai da tempo immemorabile.

Solo chi non ha davanti un vero orizzonte europeo può associarsi a rivendicazioni senza mettere in campo anche impegni. Un’Europa più forte e generosa verso tutti è frutto di un accresciuto coinvolgimento nazionale, tra diritti e solidarietà, facendo la propria parte per poter richiedere agli altri popoli analoghi impegni. I più scettici verso l’Europa sono spesso coloro che nulla hanno fatto per farla crescere, che levano critiche ma non propongono concrete soluzioni ai problemi.

I Paesi e i Governi che credono nell’Europa scelgono per Bruxelles e Strasburgo i talenti migliori, candidano al Parlamento europeo le donne e gli uomini più prestigiosi, vigilano attentamente sulle scelte e sugli orientamenti che si delineano, intervengono con determinazione nella costruzione di validi progetti, convinti che il benessere nazionale è strettamente legato al successo comunitario. E invece troppo spesso si assiste a candidature europee di figure di secondo ordine, a parlamentari che accumulano numerose assenze, a progetti vaghi, a presenze costanti sulle reti televisive nazionali sottraendo tempo e risorse all’impegno europeo.

Nella prossima primavera si voterà per il rinnovo del Parlamento dell’Unione. Occorrerebbe già discutere di programmi e prospettive, mettere in campo strategie e progetti, delineare il futuro di una comunità di oltre mezzo miliardo di cittadini, orientare decisamente le scelte verso la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.

L’Europa ha risorse, intelligenze, storie e dinamicità per competere nei nuovi scenari internazionali, per partecipare alle sfide che vedono protagonisti i colossi mondiali emersi ed emergenti. Una storia comune più integrata libererebbe enormi risorse: basti pensare alle colossali spese militari di ogni Stato, che sarebbero drasticamente ridotte con un esercito comune più forte ed efficiente; basti pensare a quanto si potrebbe risparmiare per le rappresentanze nazionali all’estero, mentre in molte realtà sarebbe sufficiente una adeguata rappresentanza comunitaria. Finché non maturerà una forte e diffusa consapevolezza che è necessario creare gli Stati Uniti d’Europa avremo politiche economiche frammentarie e scarsamente efficaci, una politica estera debole, politiche sociali di corto respiro e una ricorrente tentazione di alzare la voce per far sentire le proprie ragioni. Solo un’Europa forte e fortemente unita, aperta ai nuovi orizzonti e attenta alle fatiche degli ultimi, saldamente radicata sui valori che hanno segnato il progresso è in grado di sostenere le nuove sfide. In varietate concordia è il motto dell’Unione Europea: occorre essere uniti nella diversità, che poi è il destino stesso dell’umanità, se non vuole naufragare. (Felice d’Adamo, direttore di “Italia Italy” /Inform)

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