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venerdì 5 luglio 2013

Ieri a Palazzo San Macuto la presentazione del libro di Luca Meldolesi “Federalismo possibile”

ITALIA-AUSTRALIA
Ieri a Palazzo San Macuto la presentazione del libro di Luca Meldolesi “Federalismo possibile”

All’incontro, animato da un confronto con il modello federale australiano, hanno partecipato anche i parlamentari eletti nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide Marco Fedi e Francesco Giacobbe, e l’ambasciatore australiano in Italia, David Ritchie

ROMA – Una riflessione sull’applicazione del modello federalista in Italia si è sviluppata a partire dalla presentazione del libro di Luca Meldolesi “Federalismo possibile”, organizzata ieri pomeriggio a Palazzo San Macuto a Roma.

All’incontro, animato da un confronto con il modello federale australiano, hanno partecipato anche Marco Fedi e Francesco Giacobbe, rispettivamente deputato e senatore eletti nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, l’autore del libro, l’ambasciatore australiano in Italia, David Ritchie e il parlamentare del Pd Alain Ferrari.

Di una realtà virtuosa ha parlato il moderatore del dibattito Max Civili, giornalista che per anni ha lavorato in Australia: si tratta di un “Paese che sta facendo bene sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista economico – ha rilevato Civili, sottolineando come anche a livello politico sia possibile trarre interessanti sollecitazioni per lo sviluppo di un modello federalista in Italia. “Parliamo di federalismo perché vogliamo rianimare la democrazia partecipativa in Italia, federalismo – ha aggiunto il moderatore - inteso non come modello preconfezionato, ma in quanto processo di maturazione della nostra democrazia”. L’obiettivo è dunque comprendere meglio quale sia “il modello di federalismo che può fare al caso nostro”, a partire da una realtà collaudata come quella australiana, “in cui esiste una catena di comando di dimensioni molto più ridotte di quanto non si riscontri in Italia, caratteristica importante – spiega Civili – perché ci consente di parlare di attribuzione di responsabilità in modo molto diverso”.

L’ambasciatore Ritchie ha chiarito come il federalismo sia connaturato alla Costituzione australiana: “quando i nostri padri fondatori crearono la nazione, all’inizio del 1900, scrissero una carta costituzionale di stampo federalista, perché si pensava che solo l’unione - commonwealth - avrebbe garantito prosperità e sviluppo”. Ritchie tiene a chiarire però come tale modello sia “incompiuto”, soggetto a processi di progressivo “perfezionamento”, attraverso consultazioni popolari e dibattiti, che possono sfociare in “rinegoziazioni” di ambiti di competenza tra i diversi livelli di governance. “Ai singoli Stati sono state affidate le competenze di materie come la salute, l’educazione, la polizia e la sicurezza, mentre il reperimento delle risorse spetta al governo centrale – sottolinea l’ambasciatore, evidenziando il “delicato equilibrio” raggiunto tra i diversi livelli di amministrazione. Richiamati i positivi dati economici raggiunti dall’Australia – un Pil in crescita del 3% annuo, un tasso di disoccupazione del 5% e un tasso di inflazione molto basso – pur chiarendo come non si tratti di “un risultato piovuto dal cielo”, ma di una performance dovuta in parte al sistema federale e in parte ad un lungo processo di riforme applicate ad economia e burocrazia. Ritchie parla poi dei rapporti tra i due Paesi: “ogni anno sono 750.000 gli australiani che visitano l’Italia e 60.000 gli italiani in visita nel nostro Paese, senza contare il fatto che 1 milione circa della popolazione australiana (su un totale di 23 milioni di persone) ha origini italiane – afferma l’ambasciatore, che ritiene però necessario “fare molto di più”, a cominciare dall’incremento del “nostro dialogo strategico, vista la nostra importanza nel Pacifico e la vostra rilevanza nel Mediterraneo”. L’invito è quindi quello a migliorare i rapporti bilaterali, a partire dalla consapevolezza della rilevanza che i Paesi possono assumere l’uno per l’altro. Consapevolezza acquisita dallo stesso presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, nel corso di una visita in Australia avvenuta nello scorso anno e richiamata da Ritchie nel corso del suo intervento.

Anche Fedi ha evidenziato come il federalismo offra spunti di riflessione e interesse per la realtà politica italiana. “In Australia le piccole realtà contribuiscono alla formazione del Senato in maniera paritaria – ha aggiunto Fedi, parlando di “una delle idee base del federalismo, che deve essere solidale anche nei meccanismi della rappresentanza politica”. “Se non ragioniamo in questi termini difficilmente faremo qualche passo avanti in merito a processi di tipo federalista – ha detto l’esponente democratico, ricordando come nel corso della 15ma legislatura la discussione di una riforma federalista dello Stato si sia arenata proprio sui numeri di rappresentanza del Senato. “Oggi il dibattito sul federalismo è passato in terza o quarta fila, mentre ci auguriamo che venga presto ripreso perché la leva federalista potrebbe essere un vero e proprio snodo per la ripresa economica e lo sviluppo, perché consente di liberare risorse e gestirle meglio, in modo più vicino alle esigenze dei cittadini, con spesa pubblica più trasparente e controllabile, una semplificazione normativa e una maggiore partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica – afferma Fedi, segnalando, di contro, come la spendig review, primo passo per il riordino della spesa pubblica, “sia stata in parte disattesa e molto scarsamente applicata”. “Il mio impegno, come eletto all’estero, sarà quello di continuare a discutere e ad agire, per tutta la durata di questa legislatura, su temi come un nuovo principio di cittadinanza, che include ius soli e ius sanguinis, e sull’integrazione – afferma Fedi, segnalando un incontro avvenuto ieri in proposito con il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, “con cui abbiamo preso impegni precisi rispetto ad un tema che noi abbiamo già vissuto con i processi di integrazione degli italiani all’estero”. Altro tema prioritario, “la rappresentanza e l’effettivo esercizio di voto in loco, punto su cui – afferma - non si può tornare indietro”. Fedi richiama inoltre alcuni progetti di collaborazione in corso tra l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Melbourne e il Coasit, annunciando un master sul tema delle migrazioni e un progetto che riguardi la creazione di “opportunità di impiego in Italia e all’estero per i nostri giovani”.

Anche Francesco Giacobbe rileva la necessità in Italia di “riorganizzare il potere” in modo meno centralistico e sottolinea come il modello australiano possa essere utile in questo senso, definendo poi l’Australia un Paese “che oggi può rappresentare una risorsa enorme per la conquista di nuovi mercati come quelli del sud est asiatico”. “Si tratta di un sistema basato sul senso comune delle cose, di uno Stato di diritto in cui il diritto si evolve così come si evolve la società e riesce ad adeguarsi ai tempi moderni – aggiunge Giacobbe, sottolineando, tra gli elementi da prendere a modello, “il profondo concetto dello Stato nutrito dai cittadini australiani, in primis da tutti i funzionari della pubblica amministrazione”. “La politica è veramente servizio ai cittadini in Australia – afferma l’esponente democratico, evidenziando infine il “senso di responsabilità” di tutti i livelli dell’amministrazione, “il rendere conto di quello che si fa”: “se fosse anche così da noi – conclude – avremmo risolto l’80% dei problemi dell’Italia”.

Un’assunzione di responsabilità che anche il deputato Ferrari ritiene praticamente assente nel nostro Paese, mentre formula l’auspicio che uno sguardo meno provinciale possa spingere politica e cittadini a sperimentare con coraggio nuovi percorsi a partire proprio dal tema federale, “assetto che importanti uomini del Risorgimento e protagonisti della nascita dell’Italia repubblicana ritenevano naturale e necessario per lo sviluppo del Paese”. Anche da Luca Meldolesi il modello federalista viene definito “utile per il riscatto nazionale” e realizzabile a partire da piccoli passi che potrebbero essere fatti a costo zero, migliorando la trasparenza delle procedure decisionali e delle spese, attraverso meccanismi di attribuzione chiara delle responsabilità e abbandonando l’idea, tutta italiana, di uno “Stato nemico”. (Viviana Pansa – Inform)

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