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lunedì 22 luglio 2013

Il dibattito dell’incontro “Europei in movimento”, promosso al Senato da Claudio Micheloni (Pd – ripartizione Europa)

CONVEGNI
Il dibattito dell’incontro “Europei in movimento”, promosso al Senato da Claudio Micheloni (Pd – ripartizione Europa)

Tra gli interventi quelli dei consiglieri del Cgie Norberto Lombardi, Silvana Mangione, Luciano Neri, Michele Schiavone e di Mariza Bafile, già deputata per il Pd nella ripartizione America meridionale

ROMA – Consiglieri del Cgie ed esponenti del mondo dell’emigrazione sono intervenuti, sollecitati dalla relazione del presidente del Censis, Giuseppe De Rita, nel seguito pomeridiano del convegno “Europei in movimento. La rappresentanza delle comunità nelle istituzioni: una risorsa per i Paesi di origine”, promosso dal senatore Claudio Micheloni, eletto nella ripartizione Europa.

Non ritiene la distinzione tra “vecchia e nuova emigrazione” un opportuno criterio da cui partire per il ripensamento della rappresentanza parlamentare dei connazionali residenti all’estero, Norberto Lombardi, membro del Comitato di presidenza del Cgie, che ribadisce come la “frammentazione” sia da sempre una caratteristica della diaspora italiana nel mondo, per dimensioni e pervasività. Legittime le istanze di rappresentanza poste “dall’emigrazione di vecchio conio”, come quelle delle nuove mobilità, anche se il consigliere avverte come quest’ultimo fenomeno sia “tanto enfatizzato quanto male e poco analizzato”. “Peculiarizzare la rappresentanza su qualcuna di queste facce per me è un errore, perché è nella fatica della vita democratica il tentativo di trovare una sintesi alle diverse particolarità ed istanze – afferma Lombardi, che ritiene auspicabile aprire degli spazi affinché tutte le diverse componenti dell’emigrazione possano avere visibilità, affidandone la sintesi “agli strumenti delle democrazia”. Egli si chiede inoltre se sia opportuno parlare ancora oggi di un senso di appartenenza quanto piuttosto di “una peculiarità culturale” che lega i connazionali e ritiene il principio di cittadinanza – di cui il voto è strumento fondamentale – capace di “tenere insieme una realtà così variegata”. “Con la riforma dell’esercizio di voto all’estero non vorrei che si buttasse via il bambino con l’acqua sporca – prosegue, ribadendo come l’istituzione della circoscrizione Estero fosse stata pensata quale strumento per garantire effettività e concretezza ad un diritto costituzionalmente tutelato, non essendo a conoscenza ad oggi di proposte alternative a tale strumento. Per Lombardi sarebbe inoltre un errore limitare la rappresentanza degli eletti all’estero ad un Senato delle Regioni, perché, pur ritenendo indispensabile il dialogo con il territorio e gli enti locali, una riforma di questo genere escluderebbe la possibilità di incidere sulle politiche di governo, elaborate nell’altro ramo del Parlamento.

“Gli eletti all’estero sono esempio di integrazione delle nostra collettività e innovazione per il Parlamento italiano – afferma Michele Scala, vice presidente della Federazione delle Colonie libere italiane in Svizzera (Fclis), che ritiene indispensabile mantenere l’esercizio di voto all’estero anche in vista della costruzione di una cittadinanza europea, “cittadinanza di cui i nostri eletti rappresentano un’avanguardia”.

Anche per Silvana Mangione, vice segretario per i Paesi anglofoni extra-europei del Cgie, è errato parlare di un unico senso di appartenenza degli italiani all’estero, “noi siamo parte di, non è corretto riservare spazio ad un unico senso di appartenenza”. “Noi residenti all’estero ci sentiamo parte dell’Italia e siamo una lobby identitaria, un centro di interessi protettore di un’identità a cui non vogliamo rinunciare – afferma il vice segretario, ribadendo la necessità di evitare semplificazioni e di guardare, “sprovincializzandosi”, anche ai giovani, seconde o terze generazioni di italiani, “grandi assenti dal dibattito di oggi”. Richiamato l’impegno dei parlamentari eletti all’estero “in gigantesche ripartizioni” e il loro difficile lavoro di ricomposizione di “interessi, rappresentati al Parlamento”, “che sono anche interessi dell’Italia”. “Non esiste la comunità italiana – ribadisce Mangione – ma 1000 comunità che sono una nel momento in cui sono parte del popolo italiano e concorrono alla formazione del suo governo”. Il vice segretario ripercorre poi il cammino che portò all’approvazione della legge sull’esercizio di voto e avverte che una sua cancellazione sarebbe “un passo indietro per l’Italia nella tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino”.

Lancia un allarme sul livello culturale del nostro Paese Luciano Neri, illustrando una situazione che condiziona sia il dibattito sull’identità italiana che le sue prospettive. Pur ritenendo inadeguata l’attuale legge per l’esercizio di voto all’estero, “una legge che quando è stata approvata era già vecchia e che fotografa un’emigrazione italiana – dice - che non esiste più”, “mi lasciano ancora più perplesso le motivazioni addotte per una sua abolizione, formulate da politici che non guardano oltre il proprio giardino – afferma Neri, ritenendo necessaria una riforma che sappia guardare ad un meccanismo di rappresentanza complessivo.

Mariza Bafile, già deputata eletta per il Pd nella ripartizione America meridionale, ribadisce come la rappresentanza politica sia un diritto di tutti e vada garantita indipendentemente dalle considerazioni sulla frammentazione della collettività formulate da De Rita. Occorre cercare di andare incontro a tutte le istanze poste dai connazionali, siano esse di assistenza o di altro tipo, “in modo concreto”. “Sono stufa – afferma Bafile - di sentire discorsi in cui si ribadisce la nostra importanza, il fatto che gli italiani all’estero siano una risorsa, se poi non si fanno seguire azioni concrete a queste affermazioni”. Di seguito Michele Schiavone (Cgie – Svizzera) ribadisce la necessità di un rilancio del sistema della rappresentanza nel suo complesso e il decisivo contributo dei connazionali all’estero per rendere l’Italia un Paese migliore, mentre Gianni Lattanzio, presidente dell’associazione Dialoghi, ricorda come già nel dibattito svolto dall’assemblea costituente fosse stato affrontato il tema dell’esercizio di voto dei connazionali residenti all’estero, rilevando la necessità di intervenire per una sua garanzia. Lattanzio richiama anche il contributo dei parlamentari eletti all’estero alla costruzione di una coscienza europea, mentre Iris Lauriola, del sindacato Confsal Unsa Esteri, si sofferma sulla partecipazione dai connazionali alla vita sindacale, partecipazione attiva che alimenta l’interesse per la politica nazionale.

Infine, Roberto Ricci, docente universitario, sottolinea il contributo dell’emigrazione e delle migrazioni nel loro complesso alla storia dell’Europa, tema che deve essere trasmesso nel processo di costruzione del demos europeo, processo indispensabile allo sviluppo della cittadinanza europea. (Viviana Pansa – Inform)

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