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lunedì 18 novembre 2013

Corso di aggiornamento per operatori pastorali delle MCLI della Svizzera

MISSIONI CATTOLICHE ITALIANE
“Nuove piste pastorali a partire dall'ecclesiologia di comunione”

Corso di aggiornamento per operatori pastorali delle MCLI della Svizzera

ENGELBERG - Le Missioni Cattoliche di Lingua Italiana (MCLI) in Svizzera, dopo una lunga storia che abbraccia più di 100 anni, attraversano una fase di rapidi cambiamenti, che d'altra parte riguardano tutta la pastorale e le strutture della Chiesa locale. In questo contesto è di fondamentale importanza la formazione continua degli operatori pastorali, affinché, tenendo conto del cammino compiuto finora, siano preparati ad affrontare in modo propositivo le nuove sfide dell'annuncio del Vangelo in campo migratorio in un contesto profondamente mutato.

Con questo obbiettivo si è svolto a Engelberg dal 21 al 24 ottobre l'annuale corso di aggiornamento per operatori pastorali delle MCLI, che ha radunato sessanta partecipanti: sacerdoti, religiose, laici e laiche, impegnati presso le comunità italiane nelle diverse diocesi elvetiche. Il tema scelto era "Concilio Vaticano II e pastorale migratoria. Nuove piste pastorali a partire dall'ecclesiologia di comunione".

Il Coordinatore delle MCLI in Svizzera, don Carlo de Stasio, ha aperto il convegno presentando una panoramica sull'evoluzione della pastorale in lingua italiana nelle diverse diocesi. I due principali relatori sono stati p. Aldo Skoda, missionario scalabriniano vice-preside dello Scalabrini International Migration Institute a Roma, e mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes.

Nella sua relazione p. Skoda è partito proprio considerando i nuovi sviluppi in atto. Prima di tutto è il fenomeno migratorio ad essere in continua evoluzione e a richiedere sempre nuovi approfondimenti sia dal punto di vista sociologico che teologico. Questo riguarda anche le comunità italiane in Svizzera, in cui alle generazioni ormai stabilitesi da tempo in questo paese si sovrappongono ora i nuovi arrivi dall'Italia. Inoltre, tra gli operatori pastorali si sta verificando un cambiamento generazionale, ma anche di formazione, esperienza e mentalità. Negli ultimi anni vi sono stati numerosi avvicendamenti soprattutto tra i missionari, con l'assunzione di nuovi sacerdoti sia italiani che di altra nazionalità. Emerge, poi, la presenza di operatori e operatrici pastorali laici, formati teologicamente o nelle università italiane o in quelle svizzere.

Di fondamentale importanza è il crescente inserimento della pastorale migratoria nella pastorale ordinaria delle diocesi svizzere, che chiedono quindi agli operatori pastorali in emigrazione così come alle comunità di altra lingua una più forte collaborazione ed una progressiva inserzione nelle strutture locali. Con esse, d'altra parte, si condivide la difficile congiuntura sociale e religiosa, in cui è entrato in crisi il modo di vivere il cristianesimo finora conosciuto in Europa. P. Skoda, quindi, sottolineava l'importanza, per non subire un decorso destabilizzante, di anticipare il futuro: un futuro progettato, desiderato e attuato congiuntamente.

Parole chiave sono incontro, conoscenza reciproca, partecipazione e dialogo. A questo proposito, risulta fruttuoso il concetto, sorto nella riflessione teologica tedesca nella fase post-conciliare degli anni '70, di "comunità che apprende", indicando con ciò un processo di apprendimento ecumenico in senso allargato, che comprende anche l'apprendimento interculturale ed ha al suo centro l'incontro. Ciò significa permettere ad altri di partecipare alla prassi della propria vita e della propria fede e nel partecipare alla prassi della vita e della fede di altri, intrecciare il proprio oikos (casa) con l'oikumene che abbraccia il mondo. Ma questo metodo di dialogo comporta alcuni passi intermedi: la ricerca di un alfabeto comune, l'uguaglianza di diritti e doveri di tutti i partecipanti, un processo di reciproca intesa e di comune progresso, dove non vi sia parallelismo o decisioni unilaterali, ma in cui l'obbiettivo raggiunto venga visto come un cammino condiviso.

L'ampia relazione di P. Skoda ha illustrato l'ecclesiologia sorta dal Concilio Vaticano II e le sue ricadute sulla pastorale migratoria proponendo delle piste concrete in vista di una pastorale integrale, cioè rispettosa dell'uomo nella sua interezza, e integrata, che né annulla le differenze per creare uniformità, né le esaspera fino a renderle incomunicabili tra loro, ma tende alla costruzione di luoghi e di comunità dove le differenze arricchiscono e sono parte attiva nella costruzione delle comunità.

Formazione, cooperazione, comunicazione e progettazione sono i termini di questo agire pastorale. Nei lavori di gruppo i partecipanti hanno potuto riferirsi a queste parole chiave per compiere una verifica della loro attività pastorale sia all'interno delle comunità sia nel rapporto con le altre componenti della chiesa locale considerando le buone pratiche già consolidate e riflettendo su nuovi percorsi possibili.

Mons. Gian Carlo Perego ha arricchito il Convegno con la sua relazione dal titolo: "Le migrazioni nella Gaudium et Spes: l'attualità di un Magistero", evidenziando in questo documento riflessioni inerenti al fenomeno migratorio, visto nel suo complesso intreccio con le evoluzioni e le problematiche sociali, culturali, religiose del mondo globalizzato. Centralità della persona, storia come luogo teologico, lettura dei segni dei tempi, dialogo Chiesa/mondo, nuovi stili di vita, pace, mondialità, cooperazione internazionale, destinazione universale dei beni della terra sono tutti temi della Gaudium et Spes che rimangono di grande attualità e che danno chiavi di lettura fondamentali anche per l'impegno della Chiesa nell'ambito delle migrazioni.

Nelle conclusioni del Convegno è emerso che, nella varietà di forme in cui si sta evolvendo la pastorale in lingua italiana in Svizzera, centrale più che le strutture è la persona dell'operatore pastorale, chiamato ad essere per primo disponibile, nonostante le difficoltà, ad una conversione verso la collaborazione e il dialogo a livello locale e dotato di competenze specifiche per favorire nella Chiesa l'accoglienza dei migranti e la comunione tra le diversità. (Luisa Deponti, CSERPE - (Corriere degli Italiani /Inform)

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