GIOVANI ITALIANE ALL’ESTERO
Intervista di “We the Italians.com” ad
Ambra Medda , stella nascente del design internazionale e creatrice di Design
Miami/
Il design italiano,
eccellenza in America e nel mondo
Uno dei principali settori di eccellenza del Made in Italy
è il design. Siamo storicamente leader in questo campo: noi italiani abbiamo
nel nostro dna la miscela necessaria per essere i migliori nel disegnare le
cose, e nel realizzarle come si deve. L'America, a sua volta, ha nel suo dna
ciò che è necessario per realizzare le idee, i sogni e le idee imprenditoriali:
per questo i designer italiani hanno avuto un successo così grande negli Stati
Uniti.
Ne parliamo con una Italiana giovane, di talento e di
successo, che è una cittadina del mondo ma molto orgogliosa delle sue radici
italiane, una stella nascente nel sistema globale del design: Ambra Medda.
Ambra, nonostante la tua giovane età tu sei tra le persone
di maggior successo al mondo, nel campo del design d'interni. Uno dei motivi
del tuo successo è quello che viene chiamato il "Global Forum del
design": Design Miami/. Ci dici qualcosa in più su questo importante
evento?
Ero molto giovane quando ho dato vita a Design Miami/. Il
desiderio di fare qualcosa del genere venne dalla sensazione che il design da
collezione non aveva un appuntamento in cui la comunità mondiale di esperti di
questo settore potesse riunirsi, per confrontarsi ed innovare il mercato. Il
design del quale mi occupo io è in primo luogo da collezione, pezzi importanti
che sono sia storici che contemporanei, siano provenienti da designer emergenti
come pure da quelli già affermati: e mi sembrava che questo settore fosse
relegato in una nicchia. C'erano molte fiere in quel momento che si occupavano
di design in modo molto versatile, che è qualcosa che io adoro: amo i mercati,
amo le combinazioni inaspettate di cose. Ma questa situazione non faceva
davvero giustizia all'importanza di questi pezzi da collezione.
Così nel 2004 ho visitato Art Basel, accorgendomi che
c'erano molte sovrapposizioni con il mondo dell'arte: mercanti d'arte che
raccoglievano design, diversi media che si occupavano sia di arte che di
design, e molte gallerie di design che dimostravano interesse per oggetti
d'arte. Questo mi ha portato a credere che fosse il momento giusto per creare
una piattaforma per permettere alle persone di condividere questi concetti. Non
è davvero iniziata come una fiera, all'inizio pensavo di affittare uno spazio e
organizzare una mostra con oggetti importanti di design di metà del secolo,
testimonianze di designer italiani come Franco Albini e Giò Ponti ... e poi
mescolarli con pezzi contemporanei.
Appena ho iniziato a discuterne con altri ho raccolto
subito molto interesse, e così ho capito che c'era così tanto da fare che
avremmo potuto creare qualcosa in più di una mostra: ho fatto una lista delle
più importanti gallerie di design in tutto il mondo e li ho chiamati dicendo
che mi sarebbe piaciuto mettere insieme una piccola fiera dedicata al design, e
tutti hanno risposto di sì con entusiasmo ... e così è cominciato.
Poi abbiamo deciso di premiare ogni anno un designer, e
proposte circa presentazioni o eventi occasioni satellite sono saltate fuori
spontaneamente ... ed è stato un enorme successo: era il 2005. Art Basel, con
cui stavo lavorando in quel momento, mi ha proposto di portare la fiera a
Basilea, perché Art Basel si tiene a Miami a dicembre e a Basilea in giugno: e
così abbiamo portato la fiera anche in Svizzera, e di nuovo è stato un grande
successo. Anno dopo anno, l'evento è cresciuto ed è diventato questo importante
appuntamento per i galleristi , direttori di musei, curatori, giornalisti,
designer ... e non appena si mettono insieme tutte queste persone, succede
qualcosa di magico: nuove relazioni nascono, c'è uno scambio di merce e di
pensieri, una conversazione in continuo divenire. La sensazione finale è che un
vuoto sia stato riempito, e la gente è entusiasta di partecipare.
Io ho diretto Design Miami/ per sei anni, ed è stato
affascinante: un viaggio incredibile, facevo base a Miami e viaggiavo molto, e
quando ho capito che la fiera aveva raggiunto quello che volevo che diventasse,
ho iniziato a pensare a cosa avrei voluto fare successivamente. Ora c'è un
nuovo direttore, che abbiamo nominato prima di lasciare: la fiera continua a
crescere e a fare molto bene.
Sono curioso di sapere chi è questa ragazza italiana che è
stata in grado di realizzare tutto questo ... qual è la tua storia?
Io vengo dalla Sardegna, mia madre è della provincia di
Cagliari. Mio padre è austriaco, sono nata in Grecia e ci siamo trasferiti a
Londra poco dopo la mia nascita: poi dopo dieci anni siamo andati a Milano.
Dopo alcuni anni lì sono tornata a Londra per finire la scuola e poi a studiare
la lingua e la cultura cinese, che è stata una esperienza fantastica che mi ha
portato a Pechino.
Mia madre è nel commercio di oggetti di design, così io
sono cresciuta in mezzo ai designer: anche lei presentava sempre alcune opere
storiche di alcuni tra i più importanti designer e architetti italiani degli
anni '40 e gli anni '50, mescolandole con il design contemporaneo.
Ho pensato che la mia carriera sarebbe stata quella del
mercante d'arte, ma poi sono arrivata a New York e ho sentito che l'ambiente
arte era un po' troppo aggressivo e commerciale, mentre ho scoperto che mi
piaceva molto e mi appassionava il rapporto con designer e artisti di questo
tipo: così ho deciso di tornare al design.
Perché Miami è un punto di riferimento per il mondo del
design?
Miami è una città giovane che si sta evolvendo, con una
voglia incredibile di attrarre e sostenere la cultura. Penso che questo sia uno
dei motivi. Per quanto mi riguarda, trasferirmi a Miami mi attraeva perché la
percepivo come un luogo fresco e innovativo dove operare, che ti permette di
essere parte della città, della sua crescita, dell'evoluzione del suo
paesaggio: ed è stato davvero emozionante. New York è meravigliosa ma è molto
strutturata, come se tutto fosse già stato, tutto è sovraffollato; mentre Miami
ha quella freschezza, quel desiderio di definire la sua crescita, in cui l'arte
e il design giocano un ruolo importante. Inoltre, a Miami ci sono molte persone
ricche, che vivono nelle loro seconde o terze case solo pochi mesi all'anno, e
sono grandi sostenitori dell'arte. Infine, c'è davvero tanto spazio per
l'architettura con diversi nuovi progetti nel settore immobiliare. A mio parere
questo è il motivo per cui Miami attrae molte nuove idee e scambi commerciali.
Non direi che Miami è storicamente una capitale del design: moltissimo è
acceduto e accade a Londra, Parigi e in altre città che hanno una lunga
tradizione con il design. Ma Miami gioca il suo ruolo, e fa un ottimo lavoro.
L'Italia è da sempre universalmente riconosciuta come uno
dei paesi più fertili per la creatività e l'innovazione, che sono parte
fondamentale del mondo del design d'interni. Secondo te, qual è il motivo? Se
ti chiediamo un nome che incarna questo concetto, chi ti viene in mente?
La storia del design italiano è incredibilmente ricca e
stimolante. Molte sono le cose che gli italiani hanno creato e progettato
andando incontro al modo di vivere quotidiano delle persone. Il design riguarda
la gente e le sue abitudini, e quindi deve essere usato ed apprezzato sempre,
sia che si tratti di un oggetto molto funzionale come pure di uno molto bello.
Ci sono stati molti designer italiani che hanno avuto un incredibile talento
nell'abbinare la loro visione con la sensibilità verso i bisogni e piaceri
umani, e credo che l'Italia resti molto brava nel farlo, siamo molto in
contatto con la vita di tutti i giorni.
Per esempio, Giò Ponti è stato un maestro a 360 gradi:
poteva progettare una chiesa come pure un cucchiaio, un tavolo come pure
l'interno di un edificio per uffici; ha dato vita a Domus Magazine, una delle
più importanti riviste dedicate al design ... quindi era davvero un pensatore
universale, un uomo che aveva grande gusto e anche grande sensibilità. Aveva
anche un fantastico senso dell'umorismo, non si prendeva mai troppo sul serio,
sebbene fosse un uomo di accademia e anche molto esperto: ma sempre molto
vivace ... in un certo senso, molto italiano.
Quindi penso che Giò Ponti abbia segnato il mondo del
design a livello internazionale: e poi ci sono molte aziende italiane che
mostrano grande leadership e continuano ad attrarre designer internazionali per
venire a produrre le cose in Italia, perché in Italia capiamo come devono
essere fatte le cose, capiamo l'importanza della qualità dei materiali nelle
cose che vengono progettate e poi prodotte. Ogni progettista sa che in Italia
abbiamo una grande attenzione ai dettagli, e c'è eleganza coniugata con grande
passione per quello che facciamo: è qualcosa che sta diventando sempre più rara.
Siamo ancora leader nel settore del design, o abbiamo perso
questo primato?
Pochi giorni fa ero qui a New York con Piero Gandini, che è
a capo di una società chiamata Floss: fanno oggetti di illuminazione, e sono
davvero al top in questo settore. Piero è un uomo che ha una grande
sensibilità, guida una società di grande successo ma si confronta ancora con i
progettisti, con i quali si incontra per discutere il loro stile e quale sia la
sua idea del prodotto, lavorando insieme a loro: è cosa molto rara. Abbiamo
ancora grandi aziende di successo ma ancora guidate da persone, che non si sono
trasformate nel modello di strutturata compagnia senza un'anima. Questo è un
enorme vantaggio, e io ammiro molto questi leader: il tipo di design mi occupo
non è esattamente quello industriale, ma a me piace e tra le migliori aziende
di design c'è molta Italia.
Detto questo, oggi vedo una crisi di creatività in Italia.
Di solito la ragione di una crisi risiede nelle radici: penso che la scuola e
l'istruzione siano fondamentalmente ciò che crea il terreno per il design,
l'arte, la letteratura, l'animazione ... in una parola, la creatività. Mi
sembra che ora le scuole stiano preparando i designer per andare dritti verso
l'industria: quando guardo il loro portfolio, molti giovani designer italiani
ora tendono a fare cose abbastanza commerciali. Non che ci sia nulla di male,
questo è meraviglioso, ma non sono incentivati a sperimentare. Forse è solo un
momento in cui l'Italia non è al top della sua creatività, ma oggi io vedo raramente
qualcuno che sia ispirato a lasciare un segno o a ripensare le cose in modo
nuovo. So che si tratta di una grande generalizzazione, ma è una tendenza che
sento: se devo fare una lista dei dieci giovani designer più promettenti al
mondo, in questo momento tra di essi non c'è un italiano a mio avviso. Mi
chiedo perché: penso che siamo molto bravi in tanti modi, incredibilmente
creativi e abituati ad innovare e a fare le cose diversamente. Probabilmente
oggi ognuno è spinto a cercare qualche certezza in più rispetto a prima, e ad
osare di meno.
Certo, se sei un giovane e appassionato innovatore
nell'Italia di questi tempi, sei molto probabilmente un outsider, o almeno è
così che il sistema ti fa sentire ...
Sì sono d'accordo: non si ha il supporto, si incontra un
ambiente ostile, purtroppo, è per questo che siamo un po' paralizzati. Ma sono
molto fiduciosa che l'Italia verrà fuori da tutto ciò, e forse a volte le cose
devono andare davvero male prima di arrivare ad andare davvero bene: e poi
l'andamento degli eventi è ciclico, non è costante.
Il tuo nuovo progetto si chiama L'ArcoBaleno, in breve
divenuto uno dei principali portali web internazionali, tra quelli dedicati al
design. Di cosa si tratta?
L'ArcoBaleno è insieme un magazine e un marketplace, per il
design. E' un progetto molto indirizzato verso l'editoria, quindi ci sono
articoli che raccontano tendenze, designer, eventi: tutto ciò che riguarda il
design. Io ho un blog dove descrivo cose interessanti che vedo e persone
interessanti che incontro. Quindi è molto dedicato alla comunità internazionale
del mondo del design: che cosa stanno facendo, ciò che viene discusso, i
materiali che stanno usando. All'interno degli articoli si può cliccare e comprare
pezzi descritti nelle storie che si stanno leggendo. E' molto eclettico,
abbiamo appena iniziato e ho sentito che era necessario farlo perché non c' era
una piattaforma online per supportare in questo modo buoni contenuti relativi
al design, e spero che diventeremo un punto di riferimento per i progettisti e
per tutti coloro che vogliono conoscere il mondo del design. E' semplice e
intuitivo, così tutti possono scoprire e navigare in questo mondo e,
auspicabilmente, imparare qualcosa circa la cultura del design.
Mettiamo molto impegno nella scelta circa cosa scrivere,
come selezionare i nostri argomenti. I pezzi che vendiamo sono piuttosto
costosi, perché sono rari. Il comune denominatore di tutti questi pezzi, che si
tratti di un cestino o di occhiali da sole o di un tavolo ... è che queste cose
sono speciali. Raccontiamo il processo di ideazione e di realizzazione o la
persona che ne è protagonista, o il momento storico che definisce quest'opera,
e mettiamo tutto nel contesto adatto a spiegare perché è importante l'oggetto
di cui parliamo.
Qual è, storicamente, il rapporto tra la nostra produzione
in questo settore e gli Stati Uniti? E' corretto sostenere che anche il design
abbia aiutato gli americani ad apprezzare l'Italia e gli italiani?
Sicuramente sì. Siamo leader nel mondo del design, e
chiaramente per gli italiani il mercato americano è stato ed è di vitale
importanza e, naturalmente, molto redditizio. C'è molto lavoro da fare, e
quindi molte aziende italiane hanno sede qui, negli Stati Uniti: i principali
studi di interior design, società di design industriale che vendono mobili e
illuminazione, ed altri. Quindi nel mondo del design c'è un dialogo molto
positivo e molto forte tra Italia e Stati Uniti: il design è un potente ponte
che favorisce fortemente lo scambio di merci e di cultura tra i due paesi.
Quando gli italiani emigrarono negli Stati Uniti, erano in
cerca di fortuna, e questo continua ancora oggi, anche se si viaggia in modi e
con condizioni differenti.
L'America è ancora la terra delle opportunità, dove le idee
diventano realtà: la mia storia ne è la conferma, in Italia non avrei potuto
certo immaginare di dare vita a 23 anni ad una fiera così importante come
design Miami/.
Quei pionieri che sono venuti qui con niente, portarono con
sé qualcosa di immateriale: la loro abitudine al duro lavoro, un grande talento
verso la manualità, la loro passione e la loro esperienza nel rendere
incredibilmente produttivo il lavoro delle proprie mani e delle proprie
braccia. Questo li aiutò quando arrivarono, e dopo alcuni anni gli americani
iniziarono a riconoscere che da quelle mani non veniva e non sarebbe potuto
venire solo l'umile lavoro urbano e poco retribuito, ma anche la produzione di
oggetti innovativi, belli e funzionali: questo riconoscimento ha permesso agli
americani di apprezzare e meglio considerare le successive generazioni di
italiani negli Stati Uniti.
Ad esempio, gli architetti italiani hanno avuto un ruolo
importante in tutto ciò: hanno progettato molto arredamento, spesso interi ambienti
appositamente richiesti dai clienti, a volte interi edifici. Lo stile e la
qualità trasmessi dalla loro arte era molto attraente per gli americani ed è
diventato un simbolo positivo del modo italiano di fare le cose. L'America ha
iniziato ad importare oggetti dall'Italia, gli americani volevano possedere
cose fatte in Italia per cercare di replicare lo stile di vita italiano.
Facoltosi americani volevano i migliori architetti per costruire e decorare le
loro case: e i migliori erano italiani. L'America si innamorò della fantasia e
della giocosa allegria italiana, che è una cosa che in genere gli americani non
hanno più di tanto. Un buon esempio di questa creatività italiana è stato
Ettore Sottsass e il Gruppo Memphis: negli anni '80 sono venuti alla ribalta
con queste idee selvagge e colorate, con opere forti e inaspettate che non
erano funzionali ma hanno rappresentato un "joie de vivre" che non si
poteva non volere nelle proprie case. Questo è quello che ci manca oggi, per
me: in questo momento i giovani designer italiani non hanno quella spontaneità,
quella forza, quella esuberanza per lasciare un segno e fare le cose
diversamente.
Per finire, ti chiediamo di svelarci qualche futura
eccellenza italiana che a tuo avviso costituirà, nel tuo settore di esperienza,
motivo di orgoglio per il nostro Paese
I nostri più importanti designer sono ormai non più
giovani, ma sì, ci sono talentuosi nuovi designer italiani. Martino Gamper è il
primo che mi viene in mente: vive e lavora a Londra, è molto promettente.
Massimiliano Adami è un altro nome che può diventare molto importante. Poi c'è
una ragazza che sta lavorando insieme a me, Carolina Melis: lei viene dalla
Sardegna, e fa bellissimi tappeti con un grande senso di immaginazione e
lavorando con tessitrici di grande talento, donne che usano tradizionali modi
di tessitura che si sono tramandati per generazioni.(Umberto Mucci-We the
Italians/Inform)
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