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giovedì 18 aprile 2013

Cittadinanza italiana: Bueno, Merlo e Borghese (Maie) presentano una proposta per la modifica della legge


CAMERA DEI DEPUTATI

Cittadinanza italiana: Bueno, Merlo e Borghese (Maie) presentano una proposta per la modifica della legge

“Ricominciamo a lavorare contro la discriminazione delle donne nella trasmissione della cittadinanza”

 



ROMA – Una proposta che intende modificare la legge n. 91 del 1992 in materia di cittadinanza è stata presentata da Renata Bueno, deputata italo-brasiliana eletta nella lista Usei nella Circoscrizione America Meridionale, insieme ai deputati italo argentini del Maie Ricardo Merlo e Mario Borghese. “Ai sensi della legge vigente – ricorda l’on. Bueno, che siede nel gruppo Misto alla Camera come componente Maie - possono acquistare la cittadinanza italiana coloro i cui genitori (anche soltanto il padre o la madre) siano cittadini italiani: si tratta della cosiddetta modalità di acquisizione della cittadinanza jure sanguinis che, di fatto, non estende però il diritto di cittadinanza al figlio di madre italiana e di padre straniero nato prima del 1948, considerando quindi la donna come giuridicamente inferiore all’uomo e addirittura come persona non avente la completa capacità giuridica.



Questa situazione – fa osservare la deputata - si scontra anche con tutte le Convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese. La legge, tuttavia, non avendo effetti retroattivi, ha lasciato inalterata la situazione perpetuando il trattamento discriminatorio per il periodo che va dal 1912 al 1948, sia tra le donne e gli uomini italiani emigrati, sia tra gli stessi fratelli, figli della stessa madre italiana ma nati prima e dopo il 1948 che, rebus sic stantibus, non godono dello stesso diritto di cittadinanza.



L’obiettivo di questo disegno di legge – conclude Renata Bueno - è proprio quello di consentire alle donne italiane emigrate di trasmettere la cittadinanza ai propri figli nati prima del 1948. Proponiamo, dunque, un intervento legislativo volto a eliminare definitivamente la disparità di trattamento tra cittadini, tuttora presente nel nostro ordinamento, che ha finora mantenuto viva la discriminazione tra uomo e donna”.(Inform)

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