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mercoledì 26 giugno 2013

CGIE - La relazione del Comitato di Presidenza


ASSEMBLEA PLENARIA CGIE

La relazione del Comitato di Presidenza

Il segretario generale Elio Carozza chiede al Governo di passare “dalla poesia alla prosa” con il rinnovo dei Comites, più risorse per lingua e cultura italiana, modifiche dell’esercizio di voto all’estero e una riflessione sul sistema della rappresentanza  organico alle riforme istituzionali adottate dal Parlamento




ROMA – Dopo la relazione di governo, la prima mattinata di lavori dell’assemblea plenaria del Cgie è proseguita con la relazione del Comitato di presidenza del Consiglio, affidata al segretario generale Elio Carozza.



Carozza si è unito al ricordo di Carla Zuppetti formulato dal vice ministro agli Esteri Bruno Archi, associandolo poi la ricordo e al cordoglio espresso per la morte dei consiglieri Enzo Centofanti e Carlo Lizzola.



Dopo aver confermato la disponibilità del Cgie a collaborare attraverso le proprie “conoscenze, esperienze ed impegno volontario” con i nuovi vertici governativi, egli ha brevemente ripercorso i fatti intercorsi dall’ultima plenaria svoltasi nel mese di dicembre, in particolare quelli legati alle consultazioni politiche di febbraio che hanno coinvolto anche i connazionali all’estero. IL segretario generale ha definito in particolare “ragionevole o ormai non più procrastinabile riforma” “l’introduzione della cosiddetta opzione inversa, che porterebbe i cittadini che desiderano esprimere il voto nella circoscrizione Estero a farne espressa richiesta”, uno strumento che consentirebbe un più sicuro invio dei plichi elettorali e difenderebbe “il necessario voto per corrispondenza”, consentendo anche, con i risparmi così ottenuti, di allargare la campagna di informazione, “quanto mai utile a sostenere la partecipazione”. Si tratta di un tema – ha rilevato Carozza - che verrà affrontato nel corso di questa plenaria.



Apprezzamento è stato espresso per le parole rivolte alla presenza italiana all’estero dal nuovo presidente del Consiglio, Enrico Letta, e dal ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, che hanno indicato i connazionali nel mondo quale “risorsa da valorizzare e saper utilizzare”. “Crediamo alla sincerità delle loro dichiarazioni – ha affermato il segretario generale, - siamo disponibili a dare il nostro contributo, ma nello stesso tempo anche attenti e vigili a verificare la traduzione operativa che il governo ne farà passando dalle affermazioni ai fatti”. Per Carozza dunque il “passaggio più delicato” è costituito dal “grado di coerenza tra le dichiarazioni di buona volontà e i programmi operativi e gli atti di governo che si adottano”, “una forbice, troppo larga negli anni passati, che ci auguriamo incominci concretamente a rinchiudersi”. Ancora una volta è stato ricordato come gli italiani all’estero possano divenire “una immensa opportunità”, “un vero e proprio ricco giacimento a cui attingere e appoggiarsi per sostenere la ripresa e il risanamento dell’economia del nostro Paese, il suo ruolo e la competitività a livello globale”. Ruolo che essi hanno già sostenuto in passato, specie con le loro rimesse, e che molto dipende “dalla capacità e lungimiranza del governo”. “Oggi, ancora più di ieri, è l’Italia ad aver bisogno degli italiani che vivono nel mondo – ha aggiunto Carozza, ribadendo come essi siano “parte decisiva per valorizzare l’italianità”, quella legata al made in Italy ma non solo, e l’insegnamento che il nostro Paese può trarre dall’esperienza dell’emigrazione: “se chi tutto aveva perduto tutto è riuscito a ritrovare con le sue forze, non c’è ragione – ha detto il segretario generale – perché questo non possa accadere ancora qui, a partire da ora”.



Richiamate di seguito le questioni più pressanti che attengono alla vita delle nostre comunità all’estero: in primis, “alcune scadenze alle quali dobbiamo consacrare in questi giorni tutta la nostra attenzione” e sollecitare il governo affinché si passi – dice Carozza – “dalla poesia alla prosa”, ossia la predisposizione della legge di stabilità per i capitoli di spesa relativi alle politiche in favore degli italiani all’estero e il rinnovo di Comites e Cgie. “Se deve esserci una politica seria nei confronti degli italiani all’estero è necessario che ci sia un segnale positivo, di incoraggiamento in settori chiave come quello della lingua e cultura, nostro miglior passaporto per il successo delle nostre imprese e per l’attrazione esercitata sui giovani dall’italianità – afferma Carozza, che chiede di riversare sul capitolo di spesa dedicato a lingua e cultura i risparmi ottenuti con il ritiro del personale scolastico già avviato e richiamato nella relazione di governo. Se ciò non avvenisse infatti il rischio è, soprattutto per l’Europa, una contrazione di personale e risorse “non compensata adeguatamente”. “In più – aggiunge Carozza, - in importanti Paesi come il Canada, il Brasile, il Belgio, il Cile si rischia di non avere più nessun dirigente scolastico. La Direzione generale per gli italiani all’estero ha chiesto una deroga per i dirigenti scolastici che noi sosteniamo e chiediamo di estendere anche agli insegnanti, soprattutto nelle strutture di eccellenza, perché non si azzeri un lavoro di costruzione che ha impegnato molte risorse ed anni”. Criticata anche la separazione della delega per i corsi di lingua degli enti gestori, assegnata al vice ministro Archi, e quella per gli Istituti Italiani di Cultura, attribuita al sottosegretario Mario Giro. Una decisione che per Carozza appare “un controsenso rispetto ad un maggior coordinamento degli interventi” sollecitato con il seminario sulla promozione di lingua e cultura italiana, svoltosi a dicembre, e contrario alla richiesta formulata anche in quella sede della creazione “di un unico soggetto decisionale in grado di predisporre al meglio la diffusione di lingua e cultura italiana nel mondo”. Al ministro Bonino si chiede pertanto “una iniziativa governativa in Parlamento per un provvedimento legislativo che rifletta gli elementi di riforma contenuti nel documento finale del seminario”. Al ministro viene inoltre rivolta la richiesta di dare disposizioni per indire le elezioni dei Comites già nel prossimo autunno e comunque “non più tardi del mese di marzo 2014”, considerando il succedersi di altre scadenze elettorali, come quelle per l’elezione del Parlamento Europeo (maggio 2014).



Il segretario generale torna anche sulla legge che regola la vita dei Comites, approvata nel 2003 e definita “una buona legge”, anche se “in parte è vero che essa non tiene conto di fattori quali le nuove mobilità”, non appare attraente per il mondo imprenditoriale o i giovani che vanno all’estero per brevi periodi. Tuttavia è necessario che tali obiezioni non divengano un pretesto per il rinvio, rinvio che già in passato per Carozza ha finito per generare unicamente un indebolimento del sistema della rappresentanza degli italiani all’estero, “appesantendo e rendendo difficile e talvolta improduttivo anche il lavoro parlamentare, quanto quello della rappresentanza intermedia”. Per quanto riguarda l’esigenza di considerare più attentamente le nuove mobilità, il segretario generale giudica necessario “un osservatorio che monitorizzi il fenomeno”, che coinvolga soprattutto le Regioni e le loro organizzazioni rappresentative”, così da comprendere anche in quale modo intervenire su nuove e inedite realtà ed esigenze.



Contestata da Carozza anche l’obiezione che i Comites siano troppi e troppo costosi. “L’impegno di Comites e Cgie è frutto di puro volontariato – sostiene – e questi istituti di rappresentanza, in molte realtà nel mondo, sono l’unica realtà rimasta del nostro Paese, dopo il ridimensionamento della rete consolare. Solo chi non conosce la realtà o la guarda con prevenzione può pensare che il costo sia sproporzionato rispetto ai benefici. In media ogni Comites ha un costo non superiore ai 15.000 euro l’anno, che servono a sostenere a stento le spese legate alla logistica”. Infine, una riflessione sul Cgie, organismo che “necessita senza alcun dubbio di una seria riforma alla luce della presenza in Parlamento degli eletti nella circoscrizione Estero – afferma Carozza, che ribadisce però come pensare ad una sua riforma adesso sarebbe “inopportuno e paradossale”, perché “isolata dal quadro delle riforme costituzionali che questo governo si è posto quale base programmatica”. Più sensato aspettare il risultato di questa riflessione in Parlamento, risultato che, determinerebbe la necessità di un Cgie diverso a seconda del caso in cui si preveda una soppressione della rappresentanza parlamentare eletta nella circoscrizione Estero o meno. Nel primo caso Carozza parla di un rafforzamento del Cgie, nel secondo si potrebbe discutere della necessità di ruolo e funzioni del Cgie e magari pensare a sostituirlo con un osservatorio. Il segretario generale definisce infine l’effettività del voto all’estero “la madre di tutte le battaglie”: “non siamo i difensori di ufficio della circoscrizione Estero, ma crediamo che nessuno possa eliminare con bizzarre soluzioni un principio ormai di rango costituzionale – aggiunge Carozza. “Chi vuole mettere mano a questa legge deve quindi prima dire come intende tutelare un diritto primario di cittadinanza quale è l’espressione di voto effettivo – sostiene il segretario generale, prospettando una questione di diritti di cittadinanza prima ancora che di rappresentanza. Infine viene espresso un convinto appoggio al governo sul tema della cittadinanza concessa agli stranieri che nascono, vivono, studiano e risiedono per un adeguato periodo di tempo in Italia. “Noi che abbiamo a lungo difeso e difendiamo lo ius sanguinis sappiamo però – conclude Carozza – quando lo ius soli sia stato importante per una positiva integrazione nei Paesi dove siamo emigrati in passato”. (Viviana Pansa – Inform)

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