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venerdì 28 giugno 2013

Il voto all'estero. Una questione ancora aperta


ITALIANI ALL’ESTERO

Un seminario alla School of Government della LUISS

Il voto all'estero. Una questione ancora aperta

Presentazione di una ricerca su un campione di italiani residenti ai Australia dei professori Simone Battiston e Bruno Mascitelli della Winburne University of Technology di Melbourne. Interventi di Marco Fedi e Francesco Giacobbe



ROMA - Qual è la situazione degli elettori italiani all'estero? La questione è stata affrontata oggi alla School of Government della LUISS durante il seminario “Voto italiano all'estero”. All'incontro erano presenti, fra gli altri, il deputato Marco Fedi e il senatore Francesco Giacobbe, entrambi eletti tra le fila del Pd nella ripartizione Asia-Africa-Oceania-Antartide. A dare spessore statistico all'incontro, poi, ha contribuito anche la presentazione del volume “Il voto italiano all'estero: riflessioni, esperienze e risultati di un'indagine all'estero”. Si tratta di una ricerca su un campione di italiani residenti ai Australia condotta dai professori Simone Battiston e Bruno Mascitelli, entrambi docenti della Winburne University of Technology di Melbourne in Australia.



Per quanto l'attenzione fosse concentrata sui nostri connazionali residenti in Australia, è emerso un quadro chiaro della condizione degli elettori all'estero. I problemi degli italiani fuori dai nostri confini sono molteplici come ad esempio, secondo i dati emersi dal questionario, quello di mantenere un collegamento tra eletti ed elettori.



Un'informazione importante, spiega il professor Battiston, è la percezione degli emigrati nei confronti dell'opinione che i loro connazionali hanno sul voto dall'estero. «La maggioranza -prosegue Battiston - pensa che gli italiani in Italia abbiano un giudizio negativo sul voto degli italiani all'estero».



«Un altro dato interessante -spiega ancora il professore - è quello sulla propensione al voto: l'elettore era più propenso a scegliere un partito o un candidato? A sorpresa il partito si è rivelato in vantaggio rispetto al candidato».



Una delle difficoltà incontrate dai curatori della ricerca è stata quella di individuare il campione di riferimento. Racconta Battiston: «La difficoltà è stata raggiungere gli aventi diritto al voto senza aver accesso agli elenchi elettorali. Infatti ci siamo affidati ad esempio agli elenchi telefonici e ai contatti presso le comunità italiane in Australia. Abbiamo disseminato tra i 5mila e i 7mila questionari attraverso il web e la consegna cartacea e siamo riusciti a raccogliere 613 questionari validi. Abbiamo raggiunto soprattutto i pensionati, tramite i patronati, e gli impiegati pubblici e privati. Questo è comunque un campione abbastanza rappresentativo. Il lavoro è durato circa otto mesi. Abbiamo posto una serie di domande riguardanti la partecipazione alle elezioni politiche 2006, le prime per gli italiani lontani da casa».



Gli elettori italiani all'estero stanno cambiando, come spiega Simone Battiston. Ora non ci sono più solo le prime generazioni che conoscono il fenomeno dell'emigrazione e hanno un legame conoscitivo con l'Italia. Le seconde e le terze generazioni, i giovani di origine italiana, hanno un rapporto diverso con la politica dello Stivale.



Nello studio condotto dai docenti di cattedra in Australia si è ad esempio analizzata la questione della fedeltà nazionale. È stato chiesto se votare per il Parlamento italiano e per quello australiano avrebbe creato delle crisi di fedeltà e il sondaggio ha rivelato che chi ha votato si è avvicinato un po' più alla politica italiana ma non per questo si è allontanato da quella australiana.



In cosa consiste il lavoro di un eletto in un Paese straniero lo spiega il senatore Francesco Giacobbe: «Discutiamo di molte tematiche, ad esempio il diritto alla cittadinanza o i diritti collegati alla cittadinanza, il problema della diffusione della lingua e della cultura italiana che sono alla base dell'esistenza stessa della comunità italiane all'estero e che rispondono ad un altro fattore molto importante che è quello dell'identità italiana nel territorio estero».



Secondo il senatore, la questione culturale è un fatto importante non solo perché gli italiani vogliono preservare le tradizioni dei nonni o dei padri ma perché la diffusione della nostra cultura è una domanda che risiede nella società che ci ospita. «Le risorse del Governo italiano sono spese molto bene all'interno delle società ospitanti -prosegue Giacobbe- per incoraggiare l'insegnamento della lingua e della cultura perché essi non solo danno legittimità a noi ma permettono all'Italia di essere conosciuta all'estero. Un settore importante in cui gli italiani possono contribuire è quello degli gli scambi commerciali. Uno dei temi su cui stiamo lavorando al momento è proprio quello di permettere alle piccole e medie imprese di penetrare il mercato del Sud-Est asiatico».



Il deputato Marco Fedi fa eco al suo collega, aggiungendo elementi ulteriori che delineano il ruolo dei parlamentari all'estero: «Noi abbiamo il compito di essere rappresentanti della nostra nazione e ci occupiamo di tutti i temi che riguardano la Repubblica Italiana nelle commissioni parlamentari di cui siamo componenti. In più facciamo attività politica nei gruppi parlamentari con i partiti che ci hanno fatto eleggere. Io mi occupo ogni giorno di problemi che riguardano i nostri connazionali nel mondo, su temi come le pensioni o l'IMU, in più ci occupiamo ogni giorno di collegamenti non solo politici ma anche economico-commerciali con le nostre realtà».



Fedi illustra inoltre una proposta di legge per risolvere il problema degli studenti Erasmus. «È stata depositata in Parlamento anche con la mia firma per dare una risposta -chiarisce Fedi- all'esigenza di far partecipare al voto giovani studenti che si trovano per un periodo della loro vita all'estero ma che non sono compresi fra gli iscritti AIRE che hanno diritto al voto. Questa proposta di legge equipara gli studenti ai nostri militari nel mondo che dal 2006 votano e partecipano alle elezioni politiche».



E in effetti, proprio nel corso delle ultime elezioni, le polemiche sulle difficoltà per gli studenti di votare dall'estero sono state tante. I numeri sull'affluenza al voto, nonostante tutto, non sono stati molto distanti da quelli nazionali.



Secondo i dati della Farnesina alle elezioni dello scorso febbraio su tre milioni e mezzo di votanti sono state restituite poco più di un milione di buste con le schede. Una percentuale del 32% circa, anche se, specifica la stessa Farnesina, non è stato possibile recapitare l'11,38% dei plichi elettorali.



In Europa la percentuale è stata del 31,1% in America del Sud del 34,79%; in Nord e Centro America il 29,87% e nella ripartizione Africa-Asia-Oceania la percentuale è del 30,65%. Percentuali non molto distanti da quelle nazionali. (Debora Aru - Inform)

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