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mercoledì 26 giugno 2013

Mario Caruso (Scelta Civica) su voto all’estero, riforma degli organismi di rappresentanza, promozione di lingua e cultura, cittadinanza italiana, associazionismo


ITALIANI ALL’ESTERO

Mario Caruso (Scelta Civica) su voto all’estero, riforma degli organismi di rappresentanza, promozione di lingua e cultura, cittadinanza italiana, associazionismo

Alcune riflessioni del deputato eletto nella ripartizione Europa in questo difficile avvio di legislatura

 





ROMA – Tra i nuovi parlamentari della circoscrizione Estero vi è Mario Caruso, deputato eletto dai connazionali residenti nella ripartizione Europa per Scelta Civica. All’on. Caruso abbiamo rivolto alcune domande sull’impegno a favore dei connazionali e su molti dei temi in discussione all’assemblea plenaria del Cgie, in corso da oggi alla Farnesina.



Quali ritiene debbano essere le priorità di azione per i parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, considerando la complessità della situazione economica e politica italiana?



È indubbio che stiamo attraversando un momento economico difficile e anche dal punto di vista politico la situazione è piuttosto complessa. Abbiamo ancora gli strascichi della pesantissima crisi economica che ha dettato inevitabilmente l’agenda politica della scorsa Legislatura, tuttavia ci sono delle priorità che non possono non essere prese in considerazione. Ad esempio il Ministero degli Affari Esteri non può più subire il decurtamento dei fondi destinati agli italiani all’estero in modo indistinto e senza una pianificazione, come invece è accaduto. Siamo a favore di una razionalizzazione delle risorse che in un periodo di difficoltà è inevitabile e necessario, ma questi tagli sono stati ingiusti e irrazionali per i nostri connazionali così come per la rete che li rappresenta e garantisce i loro diritti.



In quale modo pensa che il Parlamento riterrà di intervenire sull’esercizio di voto all’estero? Pensa che ci siano dei rischi relativi ad un ridimensionamento della componente di senatori e deputati eletti nella circoscrizione Estero? Oppure ne teme l’abolizione?



La Legge 27 dicembre 2001, n. 459, nota come Legge Tremaglia, è stata una grandissima conquista per gli italiani all’estero che si sono visti riconoscere un diritto fino ad allora negato e non credo che possa essere minimamente essere presa in considerazione anche solo l’idea della sua abolizione. Sicuramente va riformata: le elezioni hanno messo in luce alcune criticità che non possiamo ignorare. Credo che sia importante investire delle risorse per la formazione del personale addetto allo spoglio delle schede che è uno dei momenti più importanti e delicati del voto all’estero. Dalla mia esperienza, poi, penso sia fondamentale che si intensifichino i controlli, a tutela degli elettori e dello Stato italiano, per esempio eseguendo le operazioni di scrutinio nelle sedi consolari, sotto la supervisione dei rappresentanti di lista e di persone preparate. Si tende spesso a liquidare gli eletti nelle Circoscrizioni Estero come una zavorra, ma in realtà noi rappresentiamo un valore aggiunto, un punto di vista differente perché spoglio dei condizionamenti tipici del vivere nel luogo in cui si opera. Manca la distanza necessaria per una obiettività più accentuata. Spero che i miei colleghi si accorgano che con una sana e fruttifera collaborazione, si possa lavorare meglio e ottenere addirittura qualche risultato.



A proposito invece di Comites e Cgie, - e dopo la prima giornata di lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio generale, - crede sia il caso di riprendere in questa legislatura la proposta di riforma discussa nella precedente? Crede che questi organismi vadano riformati e, se sì, in quale modo?



Tanto per iniziare vanno immediatamente indette le elezioni: è inaccettabile che chi ricopre le cariche di Comites e Cgie sia in carica, appunto, da dieci anni. Senza escludere una possibile riforma dell’istituto in generale, quindi, devono essere indette le elezioni. La proposta discussa nella precedente legislatura deve essere ripresa anche in questa. Comites e Cgie sono due organismi di importante collegamento tra le istituzioni e gli italiani oltre i confini, e di vitale importanza per l’attività degli eletti all’estero, che trovano in questi soggetti un punto di ascolto e di canalizzazione delle problematiche richieste a chi di competenza, che sia il Mae o le istituzioni italiane in genere, e devono essere messi in condizione di poter adempiere alla loro funzione. A tal riguardo sarebbe importante un ammodernamento di questi due organismi: l’emigrazione italiana è cambiata e i nostri connazionali all’estero hanno nuove esigenze e problematiche.



Lei è intervenuto recentemente ad una riunione organizzata a Stoccarda sui corsi di lingua e cultura italiana all’estero. Crede i tagli di risorse in questo campo incideranno sull’offerta e sulla qualità degli interventi? Quali sono le sue proposte in materia?



Le risorse sono poche, ma penso sia inutile continuare a piagnucolare su questo. Prendiamo atto dei tagli subiti e organizziamo l’offerta formativa in modo più razionale con quello che abbiamo. Da quarant’anni vivo all’estero e sappiamo tutti che in passato anche con i finanziamenti a pioggia le cose non sono state pianificate in modo così efficiente come avremmo voluto. Penso quindi che si possa continuare a garantire un’adeguata formazione culturale e linguistica di qualità anche in questa situazione.



Pensa che sia necessaria una riforma della legge in materia di acquisizione della cittadinanza italiana e, se sì, in quale senso?



Ritengo che sia una materia sulla quale porre tutta la nostra attenzione e sensibilità. Ho depositato alla Camera dei Deputati una proposta di legge recante modifiche alla legge 5 febbraio 92 n.91 perché ritengo che sia responsabilità di uno Stato civile quello di creare le condizioni per un’immigrazione legale e sicura, sia per l’immigrato che per il paese ospitante. Troppo spesso dimentichiamo che il popolo italiano è da sempre un popolo di emigrati e tutte le difficoltà con cui si è scontrato oltre i confini nazionali. Io stesso da giovane ho lasciato l’Italia in cerca di nuove opportunità e conosco bene il lungo e difficile percorso di integrazione in un altro paese. Non si può negare una seconda occasione a chi cerca di migliorare la propria condizione di vita.



Lei è recentemente intervenuto anche sul taglio dei fondi destinati dalla Regione Sicilia ai corregionali all’estero, unendosi alle preoccupazioni espresse a questo proposito da associazioni “storiche” di emigrazione come Sicilia Mondo. Quale pensa possa essere oggi il ruolo dell’associazionismo italiano, in un contesto profondamente in evoluzione vista anche la recente ripresa dell’emigrazione italiana all’estero?



Quella dei tagli dei fondi destinati dalla Regione Sicilia ai corregionali all’estero, da siciliano residente all’estero, ovviamente è un tema che mi coinvolge direttamente e che, come ho già detto, seguirò personalmente con grande interesse. In passato ci sono stati tanti sprechi e qualche inefficienza, ma eliminare completamente le risorse per l’emigrazione è inaccettabile. È una questione di sensibilità e lo stesso discorso vale per l’associazionismo. In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo è d’obbligo prestare attenzione alle voci di spesa, valutare bene cosa finanziare e cosa no, ma non dimentichiamo che l’associazionismo ha creato una rete e un sostegno concreto per numerosi connazionali in difficoltà.



Quali sono le sue prime impressioni di neo-eletto al Parlamento italiano? Quale crede possa essere il contributo qualificante degli eletti nella circoscrizione Estero- ripartizione Europa- alla politica italiana?



Devo ammettere che è un mondo veramente complesso. Mi sono avvicinato alla Camera dei Deputati con estremo interesse, curiosità e anche un briciolo di soggezione. Da residente all’Estero ho sempre guardato da lontano Roma e le sue istituzioni. Tornare in Italia dopo quarant’anni da Deputato è un grande onore e un grande privilegio. Ma non sono mai stato a digiuno di politica, mi sono mosso in maniera attiva da sempre, soprattutto con il mio impegno diretto con il Ctim. (Viviana Pansa – Inform)

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