DALLA NEWSLETTER DI MARCO FEDI
Cittadinanza e migranti
Il tema della cittadinanza è
un’esigenza vera e matura, sia sul versante del riconoscimento per i figli di
stranieri nati in Italia e inseriti in normali corsi di studio che sul versante
dello scioglimento di alcuni nodi riguardanti la condizione degli italiani
all’estero.
Del primo aspetto si sta
finalmente parlando in termini costruttivi. Bersani l’ha posto tra le priorità
di quel governo riformatore che, nonostante tutto, continuiamo ad augurarci.
Personalmente, sono del tutto d’accordo con questo orientamento. Del secondo
aspetto, purtroppo, si parla di meno. La mia decisione di presentare, assieme
agli altri colleghi del PD eletti all’estero, una legge organica sull’argomento
si lega proprio all’esigenza che quando si arriverà ad affrontare il tema si
parli di tutti gli aspetti e non solo di alcuni di essi, per quanto giusti e
importanti.
La mia proposta di legge riguarda
in sostanza due questioni. La prima è la rimozione del termine temporale
fissato nella legge n. 91 del 1992, poi prorogato fino al 1997, per fare in
modo che chi ha perduto la cittadinanza italiana, quando era consentito di
averne una sola, per ragioni di lavoro e di integrazione nel Paese di
insediamento, la possa riacquistare. La seconda, non meno giusta e matura, si
riferisce alla facoltà della donna che ha perduto la cittadinanza italiana
senza sua volontà, ma per il solo fatto di avere sposato uno straniero prima
del 1948, di riacquistarla e, anche se non più in vita, trasmetterla ai suoi
discendenti. Una sentenza della Cassazione del 2009 ha già fatto chiarezza
definitiva sull’argomento, ma perché questo diritto sia riconosciuto anche sul
piano amministrativo occorre una modifica normativa.
Vorrei chiarire, infine, due
ragioni di fondo che sono alla base di questa iniziativa. Stiamo attraversando
un periodo di veloce e non sempre chiara transizione sociale e civile. Il tema
della cittadinanza non sfugge a questa evoluzione. Nel momento in cui,
prendendo atto del fatto che siamo diventato un Paese di immigrazione oltre che
di storica emigrazione, si presta – e giustamente – una maggiore attenzione
allo jus soli come base di legittimazione della cittadinanza, è necessario
favorire un più attuale equilibrio con lo jus sanguinis, che è il principio che
ha tradizionalmente regolato il riconoscimento della cittadinanza per gli
italiani all'estero. In secondo luogo, la devastante crisi economica e sociale
che stiamo attraversando ci spinge a rivolgere uno sguardo innovativo ai nostri
problemi. Ricostruire un organico rapporto con le forze che l’Italia possiede
in diverse parti del mondo, dopo le devastazioni di questi ultimi anni, può
essere un fattore aggiuntivo di grande valore per una ripresa che dovrà
necessariamente contare sulla disponibilità e sul concorso di tutti. (Marco
Fedi* /Inform)
* Deputato del Pd eletto all’estero nella ripartizione
Africa-Asia-Oceania-Antartide
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