PARTITI
Una lettera di Paolo da Costa, vice presidente dell’assemblea Pd mondo
A iscritti e
simpatizzanti residenti all’estero un invito alla partecipazione alla scelta
del prossimo segretario del partito
ROMA – Il vice presidente dell’assemblea del Partito democratico nel mondo, Paolo Da Costa, scrive una lettera ad iscritti e simpatizzanti residenti all’estero per sollecitare la loro partecipazione attiva alla scelta del prossimo segretario del Pd, in vista del Congresso del partito annunciato in autunno.
Da Costa ricorda di essere stato “un bersaniano convinto” e di aver assistito “all’immobilismo politico del nostro partito dopo lo smarrimento scaturito dalle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio”. “Credo sia giunta l’ora di tornare a progettare grandi scenari e ad immaginare un futuro per la politica e per l’Italia. La situazione economica, culturale e politica che vive l’Italia e l’Europa intera, richiede un leader coraggioso – scrive - che sappia prendersi la responsabilità di compiere scelte, fuori dal tatticismo estenuante, e riconnettere la politica con i cittadini. Credo sia giunta l’ora di cambiare passo e uomini. Un cambiamento vero, a prescindere dalle sorti del governo guidato da Enrico Letta”.
Per il vice presidente dell’assemblea Pd mondo è necessario “un partito che sia strumento di democrazia e non fine ultimo di interessi particolari”, non “vittima di correnti e gruppi di potere”. “Ecco perché, oggi, con la stessa convinzione dei tempi passati, sostengo che la personalità in grado di gestire e guidare un progetto simile sia Matteo Renzi – sostiene Da Costa, sottolineando la necessità di “un atto di discontinuità per ridare slancio alle organizzazioni territoriali e alla progettualità politica”, con “una figura di primo piano, fresca e giovane, di forte impatto e consenso popolare”. Per Da Costa Renzi risponde dunque alla necessità di “un uomo fuori dagli schemi che sappia inserirsi nella politica italiana proponendo linguaggi e temi nuovi, che sappia ridare speranza e passione, coraggio ed entusiasmo; una personalità che scaturisca dal consenso popolare, non il candidato favorito e sostenuto dagli apparati; un leader che sappia, grazie al suo parlare chiaro, al suo carisma, ed alla sua capacità mediatica, raccogliere il consenso della maggioranza degli italiani”.
“La sinistra deve liberarsi dalla paura di un leader forte – prosegue Da Costa. “Invece - rileva, - le ultime dichiarazioni di quasi tutti i dirigenti democratici sottolineano che il Pd deve ripudiare il leaderismo. Perché la sinistra italiana si ostina a difendere una cultura antileader? È forse la sua mediocrità a temerne gli sviluppi? La personalizzazione della politica si è affermata in Italia. Penso ai sindaci, penso ai presidenti delle Regioni. Tutte cariche votate dal popolo. Come sarebbero potuti diventare presidenti Nichi Vendola in Puglia e Rosario Crocetta in Sicilia? All’estero i parlamentari non sono eletti dal popolo con le preferenze? Non è forse anche questa personalizzazione della politica? E che dire delle primarie?”
Richiamata anche l’importanza di leader europei come Willy Brandt, François Mitterand, Enrico Berlinguer o Tony Blair, “artefici di forzature e svolte” che hanno messo in moto “la politica e la fantasia politica degli uomini e delle donne”.
“Facciamoci sentire anche noi – scrive Da Costa nel suo messaggio rivolto ai connazionali all’estero. “Evitiamo di restare a guardare nell’attesa che i capi corrente si mettano d’accordo sul candidato ideale per la segreteria del Partito democratico. La prassi democratica che coinvolge direttamente il popolo nella scelta della rappresentanza politica è andata troppo avanti per essere fermata. Indietro non si torna. La democrazia deve spostare sempre più avanti le sue frontiere per adattarsi ai mutamenti che la società e il popolo reclamano. E il leader del Partito democratico – conclude - deve mettersi alla guida di questo cammino”. (Inform)
Nessun commento:
Posta un commento